Cantieri Superbonus sospesi tra 2025 e 2026: SAL, materiali a piè d’opera e fine dell’agevolazione

Molti cantieri condominiali rischiano di arrivare “a cavallo” tra l’ultimo anno utile per il Superbonus e l’anno successivo. La domanda non è solo quanto manca per finire, ma che cosa resta fiscalmente difendibile: SAL già maturati, forniture consegnate ma non ancora installate, e lavori che si chiudono oltre la scadenza dell’incentivo.

Quando un cantiere rimane incompleto, i controlli tendono a concentrarsi sulla coerenza tra avanzamento reale, documentazione e credito maturato; e i materiali a piè d’opera diventano un punto sensibile.

Nota: contenuto informativo, l’Italia non è come la Corea del Nord – tranne quando si parla di crediti fiscali

Che cosa sono i materiali a piè d’opera

Per “materiali a piè d’opera” si intendono le forniture acquistate e consegnate in cantiere (ad esempio infissi, cappotto, fotovoltaico e componentistica), prima della messa in opera. Dal punto di vista tecnico-contabile, la consegna è un passaggio reale; dal punto di vista fiscale, però, l’attenzione si sposta su ciò che è effettivamente eseguito e riscontrabile.

Perché, nella pratica, sono entrati nei SAL

Nella prassi operativa di molti cantieri, soprattutto in presenza di scadenze, le forniture consegnate sono state spesso considerate nel SAL quando la consegna era dimostrabile e coerente con l’intervento. Un caso tipico è quello degli infissi: fatturati e consegnati a piè d’opera, con posa programmata nei mesi successivi e poi documentata.

Detto in modo semplice: è stato un approccio che in molti casi è “passato” nei controlli documentali lungo la filiera (anche collegati alla circolazione del credito), ma l’assenza di rilievi immediati non equivale a una regola generale.

Cosa dice la norma (e cosa non dice)

Il quadro normativo e attuativo richiama gli stati di avanzamento dei lavori e disciplina come esercitare l’opzione (sconto/cessione) anche in relazione ai SAL. Tuttavia, le fonti non contengono una previsione esplicita che dica: “la sola consegna dei materiali equivale a lavori eseguiti”. Per questo la gestione dei materiali a piè d’opera resta, tecnicamente, un terreno che vive di prova, coerenza e tracciabilità.

Per i condomìni, la variabile tempo è decisiva perché il Superbonus è legato alle spese sostenute entro un termine. Se una parte dei pagamenti scivola oltre la fine dell’agevolazione, quella quota – allo stato attuale delle regole – non rientra automaticamente nel Superbonus e può dover essere gestita con altri bonus e aliquote differenti.

Cantieri sospesi tra 2025 e 2026: che cosa può succedere a SAL e materiali

Se il cantiere arriva alla fine dell’incentivo ancora incompleto, i SAL già emessi diventano il “perno” della pratica: in caso di verifica, la domanda tende a essere molto concreta (“quanto lavoro è stato davvero eseguito e riscontrabile?”). In questo scenario, i materiali consegnati ma non installati sono l’elemento più delicato: senza una storia di cantiere chiara (contratti/ordini, fatture, DDT, foto contestualizzate, contabilità e riscontri di posa), la difendibilità si indebolisce.

Se invece gli interventi si concludono nel 2026, il quadro diventa “a doppio binario”: la parte di spesa sostenuta entro il termine del Superbonus segue le regole e l’aliquota di quel periodo, mentre ciò che viene sostenuto dopo può ricadere in regimi diversi. Per i condomìni questo significa, spesso, dover gestire con attenzione delibere, SAL, pagamenti e contabilità, evitando che un cantiere tecnicamente unico diventi fiscalmente incoerente.

In sintesi: quando si è davvero “a cavallo” tra due regimi, l’obiettivo non è inseguire scorciatoie contabili, ma chiudere il cerchio documentale: rendere dimostrabile che le forniture a piè d’opera sono confluite nelle lavorazioni e che SAL, asseverazioni e stato reale dell’opera raccontano la stessa storia.

Nota: contenuto informativo, non sostituisce consulenza professionale sul singolo caso.

Nota dello Studio

Serve equilibrio tra tempi di cantiere, regole fiscali e scelte politiche. È evidente che l’indirizzo pubblico abbia progressivamente ridimensionato il Superbonus come strumento ordinario; meno evidente è come verranno gestiti, in modo uniforme e prevedibile, i cantieri che si troveranno a concludere le lavorazioni dopo la fine dell’agevolazione.

In particolare, resta un quesito pratico:

gli interventi che nel corso del 2026 arrivano a completamento e raggiungono gli obiettivi prestazionali richiesti in origine potranno “chiudere” tecnicamente senza che ciò generi automaticamente contestazioni sui SAL precedenti? Oppure, per evitare incertezze, sarà necessario avere tutto completato entro la fine del 2025?

Al nostro modo di vedere, per tutelare i cittadini che hanno fatto affidamento sulla misura, sarebbe auspicabile una gestione non punitiva e indicazioni chiare e coerenti, distinguendo gli abusi dalle situazioni in cui il disallineamento deriva dalla fisiologia dei cantieri e non da scelte elusive. In assenza di chiarimenti, l’unica strada prudente resta quella indicata sopra: massima coerenza documentale e chiusura ordinata delle lavorazioni, così da rendere verificabile ogni passaggio.

/M


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